Salvo D’Acquisto, un eroe italiano

Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!

Salvo D’Acquisto

Oggi voglio raccontarvi una storia da brividi per celebrare un eroe italiano morto 77 anni fa all’età di soli 23 anni: Salvo D’Acquisto.

Salvo D’Aquisto è stato un vice brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, a cui si era arruolato volontariamente all’inizio della seconda Guerra Mondiale.

Dopo alcuni mesi trascorsi al fronte, nel 1941 rimase ferito a una gamba durante uno scontro a fuoco con le truppe inglesi.

Divenne quindi vicebrigadiere l’anno successivo e fu assegnato alla stazione dei carabinieri di Torrimpietra, oggi frazione del Comune di Fiumicino.

L’anno successivo un reparto di paracadutisti tedeschi si era accasermato presso alcune postazioni precedentemente in uso alla Guardia di Finanza nella località di Torre Perla di Palidoro, che rientrava nella giurisdizione territoriale della stazione Carabinieri di Torrimpietra.

Alcuni di loro, mentre ispezionavano casse di munizioni abbandonate, furono investiti dall’esplosione di una bomba a mano o forse dall’incauto maneggio di ordigni usati per la pesca di frodo, a suo tempo sequestrati dai finanzieri. Due paracadutisti morirono e altri due rimasero feriti.

Il comandante del reparto attribuì la responsabilità dell’accaduto ad anonimi attentatori locali e richiese la collaborazione dei Carabinieri della locale stazione, minacciando la rappresaglia se entro l’alba non fossero stati trovati i colpevoli.

La mattina seguente D’Acquisto, assunte alcune informazioni, provò a ribattere che l’accaduto era da considerarsi un incidente privo di autori, ma i tedeschi insistettero sulla loro versione e confermarono l’intenzione di dare corso ad una rappresaglia.

Furono dunque catturate 22 persone scelte a caso fra gli abitanti della zona:

• Angelo Amadio (18 anni);
• Armando Attili, detto Nando, muratore, padre di Attilio;
• Attilio Attili, muratore, figlio di Armando;
• Ennio Baldassarri (13 anni), il più giovane del gruppo, ma fatto scendere dal camion prima di andare al luogo dell’esecuzione;
• Vittorio Bernardi, fabbro e muratore, fu obbligato a scavare con le mani la fossa non essendoci pale a sufficienza per tutti;
• Enrico Brioschi (36 anni), cameriere;
• Giuseppe Carinci, (70 anni) spazzino, tentò la fuga e fu ucciso prima della cattura;
• Rinaldo De Marchi (30 anni), muratore;
• Giuseppe Feltre, muratore;
• Benvenuto Gaiatto (52 anni), padre di quattro figli;
• Antonio Gianacco, muratore;
• Oreste Mannocci, venditore ambulante di frutta;
• Sergio Manzoni, venditore ambulante di frutta;
• Vincenzo Meta (27 anni), muratore, padre di due bimbi;
• Attilio Pitton, muratore, padre di un ragazzo;
• Fortunato Rossin, muratore, fratello di Gedeone, padre di due bimbi;
• Gedeone Rossin, muratore, fratello di Fortunato;
• Umberto Trevisol (35 anni), muratore, padre di due bimbi;
• Michele Vuerick (39 anni), capomastro muratore;
• Ernesto Zuccon, fornaio.

Nuovamente richiesto d’indicare i nomi dei responsabili, D’Acquisto ribadì che non ve ne potevano essere visto che l’esplosione era stata accidentale e che gli ostaggi e gli altri abitanti della zona erano dunque tutti quanti innocenti.

Durante l’interrogatorio dei rastrellati D’Acquisto fu tenuto separato nella piazza, sotto stretta sorveglianza da parte dei soldati tedeschi e, “quantunque malmenato e a volte anche bastonato dai suoi guardiani, serbò un contegno calmo e dignitoso“, come riferì in seguito Wanda Baglioni, una testimone oculare.

Agli ostaggi furono fornite delle vanghe e furono costretti a scavare una grande fossa comune nelle vicinanze della Torre di Palidoro, per la ormai prossima loro fucilazione. Le operazioni di scavo si protrassero per alcune ore; quando furono concluse fu chiaro che i tedeschi avrebbero davvero messo in atto la loro terribile minaccia.

Secondo la testimonianza di Angelo Amadio:

all’ultimo momento, però, contro ogni nostra aspettativa, fummo tutti rilasciati eccetto il vicebrigadiere D’Acquisto. … Ci eravamo già rassegnati al nostro destino, quando il sottufficiale parlamentò con un ufficiale tedesco a mezzo dell’interprete. Cosa disse il D’Acquisto all’ufficiale in parola non c’è dato di conoscere. Sta di fatto che dopo poco fummo tutti rilasciati: io fui l’ultimo ad allontanarmi da detta località.

Evidentemente Salvo D’Acquisto si era autoaccusato del presunto attentato, addossandosi la sola responsabilità dell’accaduto e richiedendo l’immediata liberazione dei rastrellati.

Angelo Amadio, durante la fuga, fece in tempo però a sentire il grido Viva l’Italia, lanciato dal carabiniere, seguito subito dopo dalla scarica di un’arma automatica che portava a termine l’esecuzione.

Si girò e vide un ulteriore colpo sparato da un graduato al corpo già riverso per terra. Vide i soldati ricoprire il corpo con il terriccio, spostandolo con i piedi.

Il comportamento del militare aveva colpito gli stessi tedeschi, che il giorno dopo, secondo quanto riferito nella testimonianza della Baglioni, le riferirono: “Il vostro Brigadiere è morto da eroe. Impassibile anche di fronte alla morte“.


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